Se un’immagine potesse catturare l’essenza della primavera, sarebbe certamente la stampa del celebre pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai, intitolata «Cuculo e Azalee». In questa scena, come suggerisce il titolo, un cuculo si libra in aria mentre intona la sua melodia, fondendosi armoniosamente con i vivaci colori delle azalee in fiore. Tuttavia, se da una parte la primavera rappresenta il risvegliarsi della natura, dall’altra coincide con il tanto fastidioso ritorno delle allergie. Sintomi come starnuti, lacrimazione agli occhi, naso chiuso, accompagnati talvolta da difficoltà respiratorie, possono rendere questi mesi difficili per chi ne soffre.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Dottor Matteo Biagi, allergologo e immunologo, che ci ha fornito un quadro completo sulle allergie primaverili. Durante l’intervista, ha illustrato con chiarezza le cause e i sintomi di esse, delineando anche i trattamenti disponibili per curarle. Non sono mancati, inoltre, preziosi consigli su come prevenirle o attenuarne gli effetti.
Il Dottor Matteo Biagi ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Pisa e poi ha proseguito il suo percorso medico specializzandosi in Allergologia e Immunologia Clinica all’Università di Modena e Reggio Emilia. Durante gli anni di formazione ha maturato conoscenze approfondite su vari aspetti dell’allergologia: dalle allergie alimentarie e respiratorie, come rinite allergica e asma bronchiale, alle allergie ai farmaci, ai veleni degli imenotteri e al lattice, senza trascurare condizioni come l’orticaria, l’angioedema, la dermatite atopica e la dermatite da contatto. Riceve presso gli Ambulatori Specialistici Toscani, con sede in Viuzzo delle Case Nuove a Firenze
Che cosa si intende per allergie primaverili?
Le allergie primaverili rappresentano l’insieme dei sintomi provocati dall’ipersensibilità agli allergeni tipici di questa stagione. Tra le più frequenti troviamo la rinite, la congiuntivite e l’asma allergici, condizioni causate dall’esposizione ai pollini presenti in questo periodo dell’anno.
Quali sono le cause che scatenano le allergie?
Le allergie sono provocate dall’esposizione a un determinato allergene, che in una prima fase (chiamata «sensibilizzazione») viene erroneamente etichettato dal nostro sistema immunitario come nocivo. Di conseguenza, alle successive esposizioni, il suo riconoscimento scatena i sintomi tipici delle allergie. È impossibile sviluppare un’allergia senza che il nostro organismo sia mai entrato in contatto con l’allergene in questione. Tuttavia, non tutte le persone esposte a un allergene sviluppano un’allergia: il meccanismo patogenetico è multifattoriale, dipendente dalla combinazione di predisposizione genetica, fattori ambientali (come l’inquinamento atmosferico e il fumo di sigaretta) e comorbidità (ad esempio, l’asma bronchiale e/o la dermatite atopica).
Quali sono i principali allergeni responsabili delle allergie primaverili?
I principali allergeni responsabili delle allergie primaverili sono i pollini delle graminacee (il polline dell’erba), seguiti dai pollini di ulivo, parietaria e, solo in determinati periodi della primavera, dai pollini di nocciolo, betulla e cipresso.
Quali sono i sintomi più comuni?
I sintomi più frequenti delle allergie primaverili comprendono:
- rinite: starnutazione, congestione nasale, rinorrea (naso che cola), prurito nasale;
- congiuntivite: arrossamento degli occhi (eritema), lacrimazione, prurito oculare;
- asma: tosse secca, respiro sibilante, fatica a respirare, senso di costrizione al torace.
Quali strategie possono essere adottate per prevenire o ridurre i sintomi?
Le strategie di profilassi hanno lo scopo di ridurre il contatto degli allergeni pollinici con le mucose respiratorie e oculari. Alcune buone pratiche da mettere in atto sono le seguenti:
- indossare mascherine e occhiali protettivi;
- svolgere attività all’aperto nelle ore con minor concentrazione di pollini dispersi nell’aria (mattina presto o tardo pomeriggio);
- tenere le finestre chiuse nelle ore centrali della giornata (dalla tarda mattinata fino a metà pomeriggio);
- evitare l’uso di ventilatori, preferendo purificatori d’aria per ridurre la diffusione dei pollini negli ambienti interni;
- lavarsi accuratamente e cambiarsi gli abiti dopo aver svolto attività all’aperto;
- potare le siepi prima del periodo di impollinazione;
- preferire piante entomofile, ossia piante che vengono impollinate da insetti, evitando il contatto con betulla, cipresso e ulivo.
- optare per arbusti che fioriscono in estate o in inverno (ad esempio, gelsomino e camelia).
Infine, è molto importante monitorare il calendario pollinico per seguire l’andamento della stagione pollinica delle varie piante (considerando ovviamente le variazioni legate alla loro fioritura e alla zona geografica). Uno strumento utile che permette di prevedere i periodi critici, limitando una eventuale massiccia esposizione agli allergeni pollinici, e permette di orientare in maniera corretta la terapia farmacologica.
Come si diagnostica un’eventuale allergia e in che modo si differenzia rispetto al raffreddore comune?
L’allergia ai pollini primaverili può essere diagnosticata mediante test cutanei, come lo Skin Prick Test, oppure attraverso gli esami del sangue che ricercano le IgE specifiche per i pollini. Lo Skin Prick Test è un esame semplice, rapido e quasi indolore (può dare solo lieve fastidio): si esegue un lieve graffio con una lancetta sterile monouso sulla cute della persona, di solito sull’avambraccio, e su cui si applica una goccia di allergene. In questo modo si può valutare un’eventuale reazione allergica.
Il raffreddore comune è un’infezione solitamente virale delle vie aree superiori, che si manifesta con starnutazione, ostruzione nasale e rinorrea con muco trasparente o talvolta giallastro, accompagnati spesso da bruciore alla gola, stanchezza, mal di testa e/o febbre. La durata del raffreddore è molto limitata e solitamente va dai tre ai cinque giorni. L’allergia si differenzia dal raffreddore perché spesso, oltre ai sintomi comuni al raffreddore, è accompagnata da prurito nasale e congiuntivite allergica in assenza di bruciore alla gola e febbre; mentre le starnutazioni possono essere ripetute e costanti. Inoltre, non bisogna dimenticare il fatto che i sintomi allergici sono presenti per un periodo prolungato, coincidente con l’impollinazione della pianta o delle piante a cui si è allergici.
Quali sono le cure disponibili?
La rinocongiuntivite primaverile può essere inizialmente trattata intervenendo direttamente sui sintomi: lavaggi nasali, antistaminici (sotto forma di compresse, gocce o colliri) e spray nasali a base di steroidi (con o senza antistaminico nasale) sono le cure di prima scelta. I decongestionanti nasali topici, invece, possono essere utilizzati solo per periodi molto limitati di tempo e in casi di severa ostruzione nasale che non risponde alle terapie. Qualora vi sia la presenza di asma bronchiale, essa può essere trattata con steroidi inalatori combinati con broncodilatatori inalatori. É comunque necessario rivalutare a stretto giro il paziente per un eventuale step-up o step-down della terapia.
Nei pazienti in cui tali terapie risultano inefficaci al dosaggio massimale, si può prendere in considerazione l’immunoterapia specifica, ovvero la somministrazione di dosi attentamente calibrate di allergene, secondo le indicazioni riportate dalla scheda tecnica del prodotto, mirate a indurre una tolleranza immunologica nei confronti dell’allergene a cui il paziente è allergico.