Margherita Gaiti, endocrinologa di Rete PAS
L’osteoporosi è una patologia sistemica dello scheletro caratterizzata da una diminuzione della densità minerale ossea e/o da un’alterazione della microarchitettura dell’osso, che portano a un aumento della fragilità ossea e, di conseguenza, a un rischio più elevato di fratture sia spontanee sia dovute a traumi di minima entità. Tali fratture, denominate «fratture da fragilità», colpiscono principalmente il femore e le vertebre, creando così ripercussioni importanti in termini di mortalità, qualità e aspettativa di vita e disabilità. Emerge così la necessità di diagnosticare e trattare l’osteoporosi il più precocemente possibile. Secondo i dati ISTAT, relativi al 2022, il 7,9% della popolazione ha l’osteoporosi (con una maggiore prevalenza nel sesso femminile rispetto a quello maschile), tenendo presente che la diffusione della malattia cresce con l’avanzare dell’età.
Perché l’osteoporosi colpisce soprattutto le donne in menopausa?
L’osteoporosi è una delle conseguenze più comuni della menopausa. Questo avviene perché con la menopausa la produzione di estrogeni diminuisce drasticamente. Gli estrogeni svolgono un ruolo fondamentale nella salute delle ossa; la loro carenza porta a un aumento del riassorbimento osseo, compromettendo la formazione del nuovo tessuto osseo. La densità e la resistenza delle ossa diminuiscono, rendendole più fragili e suscettibili a fratture.
Come si diagnostica l’osteoporosi?
Per prima cosa, è consigliabile fare una visita specialistica con un endocrinologo al fine di avere un’anamnesi e un esame obiettivo accurati (è importante verificare l’eventuale presenza di deformità o dolorabilità della colonna vertebrale e l’eventuale riduzione di altezza). In particolare, bisogna porre attenzione alle persone che hanno i seguenti fattori di rischio:
- un’età maggiore di 65 anni;
- un basso peso corporeo;
- un consumo abituale di alcolici o tabacco;
- una storia familiare per osteoporosi o fratture;
- una storia di fratture pregresse (soprattutto spontanee o dovute a traumi a basso impatto);
- presenza di altre patologie (ad esempio, artrite reumatoide, insufficienza renale cronica, diabete mellito, malassorbimenti, iperparatiroidismo, anoressia, trapianto d’organo, HIV ecc.) e/o assunzione di terapie che predispongono all’osteoporosi (ad esempio, cortisonici, chemioterapie, immunosoppressori, alcuni antidepressivi e anticonvulsionanti, inibitori di pompa protonica e dell’aromatasi).
Nel caso di dubbio di osteoporosi (età maggiore di 65 anni oppure età minore di 65 anni in presenza dei fattori di rischio visti sopra) si procede quindi con gli esami strumentali e del sangue. L’esame diagnostico per la malattia è la MOC DEXA, un esame radiologico che misura la densità dell’osso a livello della colonna vertebrale lombare e del femore. L’osteoporosi viene diagnosticata con un livello di T-score inferiore a -2.5. In casi selezionati, quando ci sia un forte sospetto di fratture vertebrali in base all’anamnesi e/o all’esame obiettivo (esempio in caso di riduzione dell’altezza di più di 3.8 cm), è indicato anche eseguire una RX della colonna. Un ulteriore e importante parametro è il trabecular bone score (TBS), una misurazione della microarchitettura dell’osso vertebrale (dunque è indice della qualità dell’osso) che viene effettuata a partire dalle immagini rilevate dalla DEXA. Questo parametro predice il rischio fratturativo, indipendentemente dai livelli di T-score.
È importante eseguire anche alcuni esami del sangue, il cui obiettivo è quello di escludere controindicazioni alle terapie e di valutare l’adeguatezza della vitamina D. Vengono inoltre dosati i marcatori del rimodellamento osseo, che sono molto utili anche per il follow up della malattia, per valutare la risposta alla terapia.
Oltre agli interventi sullo stile di vita, all’integrazione di vitamina D e, ove necessario, di calcio, oggi sono disponibili numerose classi farmacologiche per il trattamento dell’osteoporosi. Va sottolineato che il trattamento della malattia è finalizzato principalmente alla prevenzione, primaria e secondaria, delle fratture da fragilità.