Dottor Emilio Santoro, pneumologo di Rete PAS
La spirometria è un esame diagnostico che serve per valutare la funzionalità polmonare attraverso la misurazione del volume e della velocità dell’aria inspirata ed espirata dai polmoni. Assolutamente non invasiva e di semplice utilizzo, essa viene impiegata per diagnosticare e monitorare una vasta gamma di patologie ostruttive e restrittive delle vie aree.
Che cos’è la spirometria?
La spirometria serve a studiare la funzionalità respiratoria, fornendoci un’istantanea dello stato di salute dei polmoni. Si tratta di un esame rapido e facile da eseguire, assolutamente non invasivo, ripetibile più volte, e altamente affidabile.
In quali tipologie si divide la spirometria?
Esistono principalmente due tipi di spirometria: quella semplice e quella globale.
- Spirometria semplice. Chiamata anche curva flusso-volume o volumetria dinamica, consente di misurare, oltre alla velocità di espirazione, la quantità di aria che è possibile inspirare ed espirare in maniera forzata. Talvolta può essere accompagnata da alcuni test, utili per diagnosticare alcune patologie (ad esempio l’asma bronchiale), come quelli di broncodilatazione e di broncostimolazione. Nel primo test viene somministrato un farmaco broncodilatatore, di solito il salbutamolo; nel secondo, invece, viene somministrato un farmaco broncocostrittore, di solito la metacolina. Bisogna precisare che il secondo test è eseguibile solo in ambiente ospedaliero.
- Spirometria globale o completa. Come suggerisce anche il nome, essa è un completamento di quella semplice, in quanto consente di valutare la quantità di aria che resta nei polmoni dopo l’espirazione, la capacità polmonare e il comportamento della meccanica respiratoria. In alcuni casi la spirometria globale può essere integrata con lo studio degli scambi alveolo-capillari (DLCO), utile per definire la capacità degli scambi gassosi, ossigeno in primis, tra i capillari polmonari e gli alveoli polmonari.
In presenza di quali sintomi o in quali casi si consiglia di effettuare la spirometria?
Si consiglia di effettuarla in presenza di sintomi respiratori quali dispnea (respirazione difficoltosa) e tosse persistente. La spirometria viene utilizzata in molteplici casi, tra cui:
- nella differenziazione tra asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), le due più importanti patologie ostruttive;
- nel valutare il coinvolgimento polmonare in varie patologie, la sua gravità, il follow-up della malattia e la risposta alla terapia farmacologica e riabilitativa;
- come esame pre-operatorio prima di sottoporsi a interventi di chirurgia toracica e addominale;
- per lo screening di chi pratica attività sportive;
- nella medicina del lavoro, per valutare gli effetti dell’esposizione a particolari agenti irritanti.
Come si svolge l’esame?
Per prima cosa si procede con una breve anamnesi dove vengono raccolte le informazioni necessarie (età, peso, altezza, gruppo etnico, storia familiare, patologie presenti, stile di vita ecc.). Successivamente il paziente assume una posizione seduta mantenendo il torace eretto. Il suo naso viene «tappato» con una pinzetta stringinaso, in modo che possa respirare all’interno di un boccaglio monouso contenente un filtro antibatterico e antivirale. Attraverso lo spirometro e il pneumotacografo vengono registrati ed elaborati i parametri della funzionalità respiratoria. È una procedura molto semplice e non invasiva che viene comunque eseguita con l’ausilio del personale sanitario. Qualora sia richiesto il test di broncodilatazione o broncostimolazione, la spirometria verrà eseguita due volte, al fine di valutare la differenza tra i parametri.
A che cosa serve la spirometria e quali patologie rileva?
Il test della spirometria permette di valutare i seguenti parametri:
- capacità vitale forzata (CVF). È la quantità massima di aria che si può espirare con forza dopo aver inspirato il più profondamente possibile;
- volume espiratorio massimo in 1 secondo (VEMS o FVE1). È la quantità massima di aria che si può espirare con forza in un secondo;
- picco di flusso espiratorio (PEF). È la capacità con la quale l’aria esce dai polmoni all’inizio dell’espirazione forzata.
- massima ventilazione volontaria (MVV). È la misurazione della quantità massima di aria che può essere inspirata ed espirata nell’arco temporale di un minuto.
La spirometria è utile per diagnosticare sia le patologie polmonari ostruttive (ovvero quando vi è una ostruzione delle vie aree) sia le patologie polmonari restrittive (ovvero quando non vi è la normale espansione del polmone), ma anche per controllare il loro andamento e l’efficacia di una terapia. Tra le patologie più comuni troviamo:
- asma;
- polmonite;
- broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO);
- fibrosi cistica;
- fibrosi polmonare;
- bronchiectasie;
- enfisema polmonare.
La spirometria presenta delle controindicazioni?
La spirometria, sia essa semplice o globale, come già detto precedentemente, è un test molto semplice e non invasivo che non comporta alcun rischio per la maggior parte delle persone. Tuttavia, lo sforzo richiesto nell’emissione dell’aria durante l’esecuzione dell’esame può causare nell’immediato vertigini, tremori, stanchezza e dolore al petto. La spirometria è controindicata in caso di ipertensione arteriosa non controllata dai farmaci, angina pectoris o infarto recente (entro tre mesi dalla manifestazione) o quando non vi è la completa guarigione delle ferite dovute a interventi chirurgici al torace, agli occhi e al cranio. Inoltre, non può essere eseguita quando vi è un pneumotorace in corso (o comunque avvenuto nell’ultimo mese) o altri eventi acuti che coinvolgono le vie alte o le basse vie respiratorie (bronchiti, polmoniti ecc.).
Sono previste delle norme di preparazione?
Certamente. Le norme di preparazione per poter eseguire la spirometria sono le seguenti:
- astenersi dal fumo nelle 24 ore precedenti all’esecuzione dell’esame;
- evitare caffè, tè, alcolici, pasti abbondati e attività fisiche intense nelle quattro ore precedenti all’esecuzione dell’esame;
- indossare abiti comodi che non ostacolino i movimenti necessari per l’inspirazione e l’espirazione profonde;
- non assumere farmaci broncodilatatori nelle 24/48 ore precedenti all’esecuzione dell’esame, a meno che non si voglia documentare gli effetti della terapia inalatoria.
Nel caso di alcune patologie polmonari quali sono le misure di prevenzione che si possono adottare per ridurre il rischio di un loro sviluppo?
Si tratta di un argomento molto ampio che riguarda soprattutto lo stile di vita e non solo. Ad esempio alcune pratiche da adottare sono:
- abolire il fumo attivo e passivo (sigarette, sigaro, pipa, sigarette elettroniche e iqos);
- limitare l’inquinamento indoor;
- praticare attività fisica ed aerobica in maniera attiva e regolare;
- avere un’alimentazione adeguata che prevenga il rischio di obesità.
La prevenzione ovviamente comprende anche una serie di attività fondamentali tra cui la diagnosi, la gestione e il monitoraggio di alcune situazioni di rischio. Essa è essenziale per i pazienti affetti da apnee notturne, disturbi digestivi, disfunzioni della deglutizione, allergie, o per coloro svolgono professioni particolari o per chi è a rischio di infezioni respiratorie. Non bisogna nemmeno sottovalutare l’uso dei farmaci (ad esempio gli antibiotici): il loro utilizzo deve essere ponderato e razionale, visto che possono avere degli effetti negativi sul polmone (flogosi, ipersensibilità, effetti tossici ecc.). Infine, non bisogna trascurare la presenza di tosse. Quest’ultima, qualora vi sia il sospetto di malattie a carico dell’apparato, siano esse acute o croniche, non va mai sedata salvo eccezioni (ad esempio nel tumore broncopolmonare, della pleura o nello scompenso cardiaco); deve essere studiata, approfondita e curata, quando possibile, risalendo alle sue cause.