Dottoressa Olga Ovchinnikova, ginecologa di Rete PAS
L’aborto spontaneo è una delle complicanze più frequenti della gravidanza e ha come conseguenza l’interruzione di essa prima che il feto sia in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno. In base all’epoca gestazionale, l’aborto spontaneo può essere suddiviso in precoce (se avviene entro la dodicesima settimana di gravidanza) e tardivo (se avviene fra la tredicesima e la ventiquattresima settimana di gravidanza o, secondo altri autori, tra la tredicesima e la ventiseiesima). Si parla invece di poliabortività o abortività ricorrente quando vi sono tre o più aborti spontanei consecutivi. La poliabortività richiede un’attenta analisi attraverso una consulenza mirata, volto a identificare i fattori di rischio, indagare le cause con gli esami diagnostici appropriati e, infine, correggere le alterazioni riscontrate, proponendo alla coppia il percorso più adatto. Allo stesso tempo, è essenziale garantire un adeguato supporto psicologico ed emotivo, così da permettere alla coppia di affrontare una nuova gravidanza con maggiore serenità e consapevolezza.
Che cosa si intende per poliabortività?
La poliabortività è definita come una condizione caratterizzata dal verificarsi di tre o più aborti spontanei consecutivi. Si stima che questa situazione interessi circa l’1% delle donne in età fertile. Tuttavia, in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti si parla di poliabortività già in presenza di due o più aborti consecutivi e non, con un’incidenza che risulta essere inferiore al 5%. Tra i fattori di rischio, l’età materna è il più significativo. Infatti, con l’aumentare dell’età materna cresce in modo importante il rischio di avere un aborto spontaneo.
Quali sono le cause alla base dell’aborto spontaneo?
Le cause dell’aborto spontaneo possono essere classificate in fattori fetali e fattori materni. Tra i fattori fetali, la causa più frequente è rappresentata da anomalie cromosomiche, seguite da condizioni teratogene. Queste ultime includono l’assunzione di farmaci, la presenza di malattie materne, l’esposizione a contaminanti ambientali o situazioni di stress fisica eccessivo, ossia elementi che possono portare a malformazioni fetali o indurre un aborto spontaneo.
I fattori materni comprendono invece le malformazioni e le patologie uterine (utero setto, miomi sottomucosi, sinechie uterine ecc.), e le patologie materne, tra cui le endocrinopatie, le condizioni di ipercoagulabilità, le infezioni acute, la celiachia non trattata e i disturbi del sistema immunitario.
Quali sono le indagini diagnostiche richieste in caso di poliabortività?
Le indagini diagnostiche riguardano sia il partner femminile sia quello maschile. Per il partner femminile, solitamente, si eseguono i seguenti accertamenti:
- dosaggi ormonali;
- ecografia pelvica transvaginale, integrata con la scansione 3D, per escludere la presenza di malformazioni uterine;
- esami della coagulazione;
- isteroscopia con biopsia endometriale e ricerca di plasmacellule;
- screening per celiachia;
- valutazione della pervietà tubarica;
- analisi del metabolismo della paziente;
- esami genetici.
Per il partner maschile, invece, generalmente si richiedono le seguenti indagini diagnostiche:
- spermiogramma con test di frammentazione del DNA spermatico;
- esami genetici;
- visita andrologica, accompagnata dall’ecografia prostato-vescicolare e dall’ecografia testicolare.
Inoltre, in alcune situazioni particolari, per il partner maschile possono essere richiesti il FISH test e i dosaggi ormonali.
In cosa consiste la consulenza per poliabortività?
La consulenza per poliabortività permette innanzitutto di identificare i fattori di rischio della coppia. Tra questi si annoverano l’età della donna, abitudini di vita poco salutari (fumo, uso di droghe, consumo eccessivo di alcool ecc.) e le variazioni dell’indice di massa corporea (BMI), sia in eccesso che in difetto. Vengono anche prescritti gli esami necessari per entrambi i partner. Sulla base dei risultati ottenuti, si correggono le eventuali alterazioni riscontrate, al fine di programmare una nuova gravidanza in condizioni ottimali. Va sempre considerato che la storia ostetrica e l’età della donna rappresentano i fattori prognostici più rilevanti.
Quali sono i trattamenti disponibili per la poliabortività?
I trattamenti variano a seconda del quadro clinico a cui ci troviamo di fronte. Nel caso di poliabortività idiopatica, ovvero quando non viene rilevata nessuna causa, ogni terapia deve essere considerata empirica, in quanto non esistono al momento le evidenze scientifiche a favore di una o di un’altra terapia. Altrimenti, i trattamenti che possono essere utilizzati sono i seguenti:
- stimolazione ovarica soft: consiste nella somministrazione delle gonadotropine alla donna per migliorare la qualità dell’ovulazione;
- inseminazione intrauterina con la tecnica MACS: di solito viene proposta qualora via sia un alterazione del test di frammentazione del DNA spermatico;
- fecondazione in vitro con diagnosi genetica preimpianto (PGT): ha la scopo di selezionare gli embrioni con il corredo sano, abbassando così il rischio di aborto spontaneo dovuto alle anomalie cromosomiche.
Quanto è importante un approccio multidisciplinare che coinvolga più professionisti e che includa supporto non solo clinico ma anche emotivo?
Adottare un approccio multidisciplinare è essenziale, dato il gran numero di fattori di rischio e di cause che possono essere alla base della poliabortività. Tuttavia, come già accennato, non è sufficiente: è altrettanto importante che la coppia riceva un adeguato supporto psicologico. Chi viene consulenza, infatti, ha un vissuto negativo alle spalle. Per questo motivo, la coppia deve essere sostenuta non solo dal punto di vista diagnostico e terapeutico, ma anche dal punto di vista emotivo, affinché possa affrontare il nuovo percorso di gravidanza con maggiore serenità e consapevolezza.