Ecocolordoppler arterioso ed ecocolordoppler venoso: che cosa sono e a che cosa servono?

Esecuzione ecocolordoppler venoso e arterioso
L’ecocolordoppler arterioso e l’ecocolordoppler venoso sono due accertamenti diagnostici utili per studiare un’ampia gamma di patologie vascolari. Se il primo esame consente di studiare la morfologia e il flusso sanguigno degli arti inferiori e superiori, nonché delle arterie addominali, il secondo permette di esplorare gli assi venosi superficiali e profondi nei medesimi distretti anatomici.
Indice dei contenuti

Dottor Guido Bellandi, angiologo di Rete PAS

Dott. Guido Bellandi

Che cos’è l’ecocolordoppler arterioso? A che cosa serve?

L’ecocolordoppler arterioso è un esame diagnostico non invasivo che, sfruttando gli ultrasuoni dell’ecografia, combinati con il doppler e il colordoppler, consente di studiare contemporaneamente la morfologia e il flusso sanguigno delle arterie che irrorano gli arti inferiori e superiori, nonché le arterie addominali (aorta e arterie iliache), deputate a rifornire di sangue gli arti inferiori, e le arterie succlavie, responsabili di portare il sangue agli arti superiori. Questo esame è in grado di individuare con precisione eventuali restringimenti (stenosi), occlusioni o dilatazioni aneurismatiche. Inoltre, permette di rilevare condizioni più circoscritte, come l’intrappolamento dell’arteria poplitea, ossia quando i tendini e i muscoli schiacciano l’arteria posteriore del ginocchio, chiamata appunto poplitea, o le cisti avventiziali che possono formarsi all’interno di essa.

Mentre invece l’ecocolordoppler venoso? In cosa differisce rispetto a quello arterioso?

L’apparecchiatura rimane la stessa, ma nell’ecocolordoppler venoso, come suggerisce anche il nome, vengono esplorati gli assi venosi superficiali e profondi, e principalmente permette di rilevare la presenza di trombosi o insufficienze venose.

Quali distretti corporei analizzano questi due esami?

L’ecocolordoppler arterioso analizza i seguenti distretti corporei:

  • vasi arteriosi del collo: vengono valutate le arterie carotidi, vertebrali, succlavie da cui originano le arterie vertebrali;
  • arti superiori: vengono studiate le arterie succlavie, ascellari, omerali e radio/ulnari;
  • aorta ascendente (da parte dello specialista cardiologo);
  • addome: vengono valutate l’aorta addominale e le sue diramazioni come i vasi viscerali e gli assi iliaci;
  • arti inferiori: vengono analizzati gli assi arteriosi (arterie femorali, poplitee, tibio-peroneali).

L’ecocolordoppler venoso studia invece:

  • vasi venosi del collo (vene giugulari);
  • arti superiori: vengono studiate le vene succlavie, ascellari, omerali e radio/ulnari;
  • addome: vengono valutate la vena cava e gli assi venosi iliaci;
  • arti inferiori: vengono analizzati gli assi superficiali (grandi e piccole safene oltre a quelle extrasafeniche) e gli assi profondi (vene femorali, poplitee, tibio-peroneali, gemellari, soleari e perforanti).

Quando è consigliato eseguire l’ecocolordoppler arterioso e quando invece quello venoso?

L’ecocolordoppler arterioso, diviso per distretti, serve nei seguenti casi:

  • arti superiori: quando una mano appare fredda o si raffredda rispetto a quella controlaterale, soprattutto se tali condizioni si associano a un senso di affaticamento al braccio e all’avambraccio durante movimenti ripetuti o sollevamenti. L’esame è inoltre indicato quando la pressione arteriosa tra un braccio e l’altro è diversa, quando compaiono delle pressioni digitali (cianosi o colorito bluastro accompagnato da dolore) o come planning pre-operatorio (insieme al venoso) nel caso si debba eseguire una fistola o uno shunt artero-venoso per emodialisi periodica;
  • addome: quando vi è il sospetto di aneurisma all’aorta addominale o degli assi iliaci, in presenza di familiarità o quando la radiografia diretta dell’addome rileva calcificazioni con dilatazione a livello delle arterie. L’esame è anche indicato per individuare restringimenti (stenosi) a livello addominale, che si manifestano con dolori ai muscoli degli arti inferiori (in particolare, gluteo e coscia) durante il cammino, e che peggiora nelle salite (la cosiddetta claudicatio intermittens o «malattie delle vetrine») o con dolore addominale che insorge dopo l’assunzione di cibo a causa di un occlusione dei vasi viscerali (la cosiddetta claudicatio abdominis). Infine, è fondamentale per il monitoraggio dei pazienti con aneurismi che non necessitano ancora di intervento chirurgico o come controllo post-operatorio per chi ha effettuato tale intervento;
  • arti inferiori: quando si osservano pulsazioni espansive (gonfiore pulsante) lungo il decorso delle arterie o si sospetta un difetto di circolazione dovuto a restringimenti (stenosi). I pazienti lamentano solitamente dolore ai muscoli degli arti inferiori durante la deambulazione, che si intensifica quando si devono fare delle salite. Questo esame è inoltre utile per indagare il dolore alle dita dei piedi a riposo o la presenza di lesioni ulcerative dolorose a carico di esse. L’esame è invece particolarmente importante nei soggetti con diabete mellito accompagnato da neuropatia, i quali non avvertono dolore sia durante il cammino che durante il riposo o in presenza di ulcere. Risulta inoltre particolarmente utile dopo il rilevamento di un aneurisma dell’aorta addominale, spesso associato a quello dell’arteria poplitea. Infine, viene impiegato come studio preoperatorio nei soggetti che devono essere sottoposti a trattamento chirurgico e nel follow-up post-operatorio per valutarne l’efficacia.

Quello venoso, invece, sempre suddiviso per distretti, serve nei seguenti casi:

  • collo: in caso di dilatazione delle vene giugulari;
  • arti superiori: in caso di edema (gonfiore) a uno o entrambi gli arti superiori, o per sospetta trombosi venosa profonda a livello ascellare, omerale, radio ulnare o superficiale a carico della vena basilica e cefalica. Trova ovviamente applicazione come planning pre-operatorio (insieme al distretto arterioso) per l’esecuzione di fistole o shunt artero-venosi per emodialisi periodica;
  • addome: in caso di edema agli arti inferiori per sospetta trombosi venosa iliaco-cavale;
  • arti inferiori: in caso di edema agli arti inferiori per sospetta trombosi venosa profonda, sia spontanea che in seguito a interventi chirurgici o traumi, o in caso di sospetta trombosi venosa superficiale a carico degli assi safenici ed extrasafenici. Trova anche applicazione per studiare le varici e quindi valutare la necessità o meno di trattamento (chirurgico, termoablazione, laser o scleroterapia) e come esame preoperatorio in caso di interventi ortopedici o percutanei di chirurgia endovascolare, cardiologica e radiologia interventistica.

Per riassumere, questi due esami vengono usati per studiare e monitorare un’ampia gamma di patologie vascolari: stenosi, aneurismi, trombosi (profonde e superficiali), vene varicose, insufficienze venose o arteriose.

Come si svolgono questi due esami? È necessaria una preparazione?

Per l’esecuzione di questi due esami non è richiesta alcuna preparazione specifica, a meno che non si debba eseguire un’indagine a livello addominale. In questo caso è necessario seguire una dieta povera di scorie e assumere farmaci antimeteorici nei giorni che precedono la visita per favorire una migliore accuratezza diagnostica (l’aria presente a livello addominale ostacola la trasmissione degli ultrasuoni). Una volta fatto sdraiare il paziente sul lettino, il medico applica un gel sui distretti da esplorare, permettendo così agli ultrasuoni generati dalla sonda ecografica di penetrare nei tessuti. Se invece bisogna valutare gli arti inferiori, il paziente viene invitato a rimanere in posizione semiseduta o in piedi: in queste due condizioni l’aumento della pressione venosa idrostatica favorisce la dilatazione delle vene, rendendole più facilmente visibili. L’ecografia mostra in tempo reale le immagini delle arterie e delle vene, mentre il doppler evidenzia il flusso sanguigno (i colori saranno rosso e blu, che indicano rispettivamente le direzioni opposte del flusso sanguigno). Per convenzione le arterie appaiono in rosso e le vene in blu. Completamente indolore l’esame ha una durata contenuta, compresa tra i 15 e i 30 minuti, e il referto viene consegnato al termine della visita.

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Immagine di Dott. Guido Bellandi
Dott. Guido Bellandi
Il Dottor Guido Bellandi ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze e ha successivamente ottenuto due specializzazioni: Chirurgia Vascolare (Università degli Studi di Roma) e Chirurgia Generale (Università degli Studi di Firenze). Esperto conoscitore delle procedure chirurgiche vascolari ed endovascolari per il trattamento delle patologie aneurismatiche e periferiche (carotidee, aortiche, viscerali, arti superiori e inferiori), oltre che della flebologia nel trattamento delle varici degli arti inferiori, è stato responsabile del reparto di Chirurgia Endovascolare e Periferica presso l’Ospedale San Giovanni di Dio (FI). In virtù della sua esperienza a livello professionale, all’interno dei nostri ambulatori esegue ecocolordoppler dei vari distretti con scrupolosità e attenzione, senza mai prescindere dalle specifiche condizioni ed esigenze di ciascun paziente
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Il Dottor Guido Bellandi ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze e ha successivamente ottenuto due specializzazioni: Chirurgia Vascolare (Università degli Studi di Roma) e Chirurgia Generale (Università degli Studi di Firenze). Esperto conoscitore delle procedure chirurgiche vascolari ed endovascolari per il trattamento delle patologie aneurismatiche e periferiche (carotidee, aortiche, viscerali, arti superiori e inferiori), oltre che della flebologia nel trattamento delle varici degli arti inferiori, è stato responsabile del reparto di Chirurgia Endovascolare e Periferica presso l’Ospedale San Giovanni di Dio (FI). In virtù della sua esperienza a livello professionale, all’interno dei nostri ambulatori esegue ecocolordoppler dei vari distretti con scrupolosità e attenzione, senza mai prescindere dalle specifiche condizioni ed esigenze di ciascun paziente

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