Ipoglicemia: che cos’è, come riconoscerla e come trattarla

Il diabete è una malattia metabolica caratterizzata da livelli elevati di glucosio nel sangue. Attualmente, si stima che oltre 530 milioni di adulti nel mondo siano affetti da questa patologia, di cui circa quattro milioni in Italia, anche se un numero significativo di persone potrebbe essere affetto da questa malattia senza che sia stata diagnosticata. Non a caso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera la prevenzione e la gestione del diabete una priorità di portata globale per i sistemi sanitari. Tra le numerose complicanze legate a questo patologia, vi è l’ipoglicemia, ovvero una rapida e improvvisa diminuzione dei livelli di glucosio nel sangue. Riconoscerla e intervenire tempestivamente, spesso con alcune accortezze semplici ma efficaci, è fondamentale per evitare alcune delle sue conseguenze potenzialmente gravi.
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Dottoressa Anna Leopardi, diabetologa di Rete PAS e PAS Empolese

Dott.ssa Leopardi Anna

Che cos’è il diabete?

Il diabete (detto mellito, dal latino mellitus, «dolce come il miele») è una malattia metabolica cronica caratterizzata da un aumento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia). Alla base vi è una carenza di insulina e, molto spesso, una diminuzione della sua efficacia. L’insulina è un ormone che viene prodotto dal pancreas e ha il compito di controllare i livelli di glucosio nel sangue. Esistono diverse forme di diabete, classificate come segue:

  • diabete mellito di tipo 1. Conosciuto anche come diabete insulino-dipendente, questa forma si verifica quando il sistema immunitario aggredisce la maggior parte delle cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina, distruggendole in modo permanente. Di solito si sviluppa in età giovanile;
  • diabete mellito di tipo 2. È la forma più comune, in cui si riscontra un malfunzionamento dell’insulina, che impedisce una corretta utilizzazione del glucosio da parte dell’organismo, provocando così un aumento dei suoi livelli nel sangue. Ha un’origine multifattoriale (predisposizione genetica, stile di vita e alimentazione poco sani, sovrappeso, sedentarietà, ecc.) e di solito non necessità di terapia insulinica;
  • diabete gestazionale. È la forma di diabete che può comparire nel corso della gravidanza e il più delle volte regredisce con il parto. Costituisce però un fattore di rischio per la comparsa, dopo alcuni anni, del diabete mellito di tipo 2;
  • diabete secondario. Può essere secondario a malattie del pancreas (pancreatiti, tumori, ecc.), interventi chirurgi che lo coinvolgono, oppure all’uso prolungato di alcuni farmaci come il cortisone;
  • diabete MODY. Derivante da cause genetiche, è una forma molto rara di diabete.

Il diabete è una malattia molto complessa, caratterizzata da molteplici forme cliniche, tutte accomunate dalla presenza di elevati valori di glucosio nel sangue.

Quali sono le complicanze del diabete?

Quando non viene controllato, il diabete può portare a numerose complicanze, che si suddividono in acute e croniche.

  • Complicanze acute: sono l’ipoglicemia e l’iperglicemia. Entrambe hanno vari stadi di gravità, con la possibilità estrema di portare al coma. Ancora oggi queste condizioni sono associate a un elevato tasso di mortalità.
  • Complicanze croniche: sono complicanze che si sviluppano alcuni anni dopo la malattia e tendono a peggiorare col passare del tempo, soprattutto se non mantiene un buon controllo dei livelli di glucosio nel sangue. Esse possono essere microvascolari o macrovascolari. Quelle microvascolari interessano i vasi arteriosi più piccoli, coinvolgendo alcuni distretti dell’organismo. Ne sono un esempio la retinopatia diabetica, dove vi è un danno ai vasi sanguigni della retina che può portare a cecità; la nefropatia diabetica, in cui vi è un danno ai vasi sanguigni dei reni che può evolvere in insufficienza renale cronica; la neuropatia diabetica, nella quale sono coinvolti i nervi periferici, e di solito vi è dolore, formicolii e perdita di sensibilità soprattutto agli arti inferiori, con quadri clinici di varia gravità: si va dalle piccole lesioni ulcerate alla cancrena. Quelle macrovascolari, invece, interessano i vasi arteriosi di dimensioni maggiori. La principale manifestazione è l’aterosclerosi, una condizione contraddistinta dal restringimento e dall’indurimento dei vasi sanguigni. Nei soggetti diabetici l’aterosclerosi è dalle due alle quattro volte più frequente rispetto alle persone sane e tende a comparire in età giovanile. Essa porta ad alterazioni delle pareti dei vasi sanguigni, che nel tempo possono danneggiare la circolazione a livello del cuore, del cervello e degli arti inferiori.

Esiste, infine, una condizione clinica denominata «piede diabetico», scatenata dalla combinazione tra neuropatia e cattiva circolazione degli arti inferiore. Essa porta alla formazione ulcere che possono infettarsi, aumentando notevolmente il rischio di amputazione. È importante che il soggetto affetto da diabete sia molto attento alla prevenzione di questo tipo di complicanza, specie se presenta già arteriopatia periferica o sintomi iniziali. Pertanto, alcuni consigli utili sono:

  • attenersi ad uno stile di vita sano e rispettare costantemente la terapia consigliata per mantenere sotto i controllo i livelli di glicemia;
  • mantenere un’accurata igiene e controllare i piedi regolarmente, ponendo attenzione alle callosità e al taglio delle unghie;
  • indossare scarpe comode, evitando di stare a piedi nudi;
  • effettuare controlli periodici sia dal diabetologo sia dal podologo.

Come già detto precedentemente, il diabete è una patologia complessa che richiede un’attenzione costante, al fine di evitare complicanze gravi. Un’adeguata gestione della glicemia e un corretto stile di vita possono migliorare la qualità di quest’ultima e ridurre il rischio di complicanze sia nel breve che nel lungo termine.

Che cos’è l’ipoglicemia? Come si manifesta?

L’ipoglicemia è una delle complicanze acute del diabete ed è caratterizzata da una diminuzione repentina dei livelli di glucosio nel sangue, che scendono a 55mg/dl (milligrammi per decilitro), anche se i disturbi possono essere già percepiti con livelli più alti (meno di 70mg/dl) o del tutto normali, specie se vi è stato un rapido calo della glicemia. L’ipoglicemia è frequente soprattutto nei soggetti trattati con l’insulina, ma può verificarsi anche in quei pazienti, per fortuna più rari al giorno d’oggi, che assumono farmaci orali che stimolano la secrezione insulinica. È fondamentale riconoscere la presenza di bassi livelli di glucosio nel sangue, in quanto il trattamento dell’ipoglicemia rappresenta un’emergenza. Una crisi ipoglicemica può manifestarsi con vari sintomi: senso di vuoto allo stomaco (accompagnato da un intenso languore e di conseguenza da un bisogno impellente di mangiare), sudorazione fredda, tremore alle gambe e alle mani, palpitazioni, ansia, difficoltà a parlare, e più in generale sensazione di spossatezza e confusione. Se non si interviene velocemente, può esserci perdita di coscienza con conseguente svenimento.

Come intervenire in caso di ipoglicemia?

Per prima cosa bisogna tenere presente che l’ipoglicemia si manifesta spesso durante lo svolgimento di attività fisiche o dopo averle svolte (basta anche solo una semplice passeggiata), soprattutto se l’apporto alimentare è stato ridotto rispetto al solito; in altri casi può essere secondaria a un sovradosaggio di insulina. In caso di sospetta o certa ipoglicemia lieve/moderata in soggetti in grado di assumere alimenti per via orale, la «regola del 15» è quella più efficace. I suoi passaggi da mettere in pratica sono i seguenti:

1) Assumere subito 15 grammi di zuccheri semplici a rapido assorbimenti, costituiti da una delle seguenti opzioni:

  • 2 caramelle fondenti;
  • 3 caramelle dure;
  • 3 zollette di zucchero;
  • 3 bustine di zucchero sciolte in acqua;
  • 1 cucchiaio da brodo colmo di zucchero;
  • 1 cucchiaio da brodo colmo di miele;
  • 1 bicchiere grande (circa 150 millilitri) contenente una bibita zuccherata (ad esempio, Coca-Cola o aranciata);
  • 1 bicchiere piccolo (circa 100 millilitri) contenente succo di frutta.

2) Dopo aver assunto lo zucchero necessario, bisogna far passare quindici minuti. Trascorsi questi, si può procedere all’utilizzo del glucometro, un dispositivo che, attraverso la digitopuntura, permette la misurazione della glicemia. Se la glicemia non supera i 100 mg/dl, si deve ripetere il punto 1 e poi di nuovo il punto 2.

3) Poiché l’effetto della correzione è solo temporaneo, diventa essenziale continuare a monitorare i livelli di glicemia ogni quindici minuti dopo la correzione. Per fermarsi è necessario ottenere almeno due valori normali (maggiori di 100 mg/dl) consecutivi di glicemia senza ulteriori assunzioni di zucchero tra le due misurazioni.

4) Una volta raggiunto un livello di glicemia maggiore di 100 mg/dl, può essere utile assumere 30-40 grammi di pane o cracker.

Quindi, a scopo preventivo, bisogna sempre uscire di casa equipaggiati con qualche caramella, qualche bustina di zucchero, una bibita dolce, un pacchetto di cracker, di biscotti o del pane. Se ci si deve mettere alla guida, è necessario munirsi del glucometro e fermarsi appena si avvertono dei disturbi compatibili con un abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue. Inoltre, i familiari o i conviventi di chi è affetto da diabete, specie se trattato con farmaci che inducono ipoglicemia, devono conoscere e mettere in pratica la «regola del 15». Un altro trattamento dell’ipoglicemia consiste nell’ impiego del glucagone, un ormone che ha una funzione opposta rispetto all’insulina, che può essere iniettato per via intramuscolare o inalato sotto forma di spray nasale. Il glucagone stimola il fegato a liberare grandi quantità di glucosio in pochi minuti e può risolvere rapidamente crisi ipoglicemiche di una certa gravità. Sono disponibili piccoli kit portatili riempiti di glucagone per le persone con frequenti episodi di ipoglicemia o per quelle che hanno perso coscienza e non possono ingerire zucchero per via orale. In situazioni più gravi può essere necessaria la somministrazione di glucosio per via endovenosa da parte di professionisti sanitari dell’emergenza chiamati in soccorso.
Per concludere, è importante sottolineare che le crisi ipoglicemiche causate dall’assunzione di farmaci orali che stimolano la secrezione insulinica possono essere molto prolungate, specialmente negli anziani con funzione renale ridotta. Pertanto, è consigliato tenere sotto stretto controllo questi pazienti per molte ore a causa del rischio di nuovi episodi ipoglicemici. Fortunatamente, l’uso di questi farmaci, chiamati secretagoghi, è notevolmente diminuito negli ultimi anni nei pazienti affetti da diabete di tipo 2, grazie all’avvento di terapie altamente efficaci sul controllo della glicemia e che non inducono eventi ipoglicemici. Nonostante ciò, il pericolo di ipoglicemia rimane ancora oggi una temibile complicanza per tutti i pazienti trattati con l’insulina.

Articolo scritto da

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Anna Leopardi
La Dottoressa Anna Leopardi ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze e ha proseguito il suo percorso formativo specializzandosi, nel medesimo ateneo, in Ematologia e in Diabetologia presso l’Università degli Studi di Parma. La sua carriera professionale si è principalmente dispiegata tra l’Ospedale San Giovanni di Dio (FI) e l’Ospedale San Giuseppe di Empoli. Proprio al San Giuseppe di Empoli ha ricoperto il ruolo di Direttrice della SOS di Diabetologia e Malattie Metaboliche. Grazie alla sua vasta e consolidata esperienza nel campo della diabetologia, la Dottoressa Leopardi si occupa della prevenzione e del trattamento di tutte le forme di diabete.
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Anna Leopardi
La Dottoressa Anna Leopardi ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze e ha proseguito il suo percorso formativo specializzandosi, nel medesimo ateneo, in Ematologia e in Diabetologia presso l’Università degli Studi di Parma. La sua carriera professionale si è principalmente dispiegata tra l’Ospedale San Giovanni di Dio (FI) e l’Ospedale San Giuseppe di Empoli. Proprio al San Giuseppe di Empoli ha ricoperto il ruolo di Direttrice della SOS di Diabetologia e Malattie Metaboliche. Grazie alla sua vasta e consolidata esperienza nel campo della diabetologia, la Dottoressa Leopardi si occupa della prevenzione e del trattamento di tutte le forme di diabete.

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