Dottor Tommaso Sorci, fisiatra di Rete PAS
Che cosa si intende per lombalgia?
La lombalgia, indicata comunemente come «mal di schiena», è una condizione clinica caratterizzata da dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale, ovvero la parte inferiore della schiena. È estremamente diffusa, tanto che si stima che oltre l’80% della popolazione mondiale sperimenti almeno un episodio di lombalgia nel corso della vita. Può presentarsi in forma acuta, subacuta o cronica, e rappresenta una delle principali cause di disabilità e limitazione funzionale a livello globale. Il dolore può limitarsi alla zona lombare oppure irradiarsi verso i glutei, le cosce o gli arti inferiori, a seconda dell’origine del disturbo.
Quali sono le cause e i principali fattori di rischio alla base della lombalgia?
Le cause alla base della lombalgia sono molteplici e spesso multifattoriali. Solo in una piccola percentuale di casi è possibile identificare una specifica causa scatenante; nel restante 80-90% dei casi parla piuttosto di lombalgia aspecifica, ovvero una condizione in cui non è possibile individuare un singolo fattore determinante. In questi casi, diverse cause concomitanti contribuiscono a determinare il quadro clinico. Tra le più rilevanti possiamo distinguere:
- cause meccaniche: per esempio, contratture muscolari, disfunzioni articolari, protrusioni ed ernie discali, artrosi delle faccette articolari, instabilità vertebrale;
- cause infiammatorie: patologie reumatologiche, come la spondiloartrite, rappresentano un esempio tipico;
- cause posturali e funzionali: derivano dall’adozione di posizioni scorrette mantenute per lunghi periodi, squilibri muscolari o alterazione nel gesto motorio;
- cause psicogene: fattori emotivi quali ansia, stress e depressione possono contribuire all’insorgenza del dolore.
I principali fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo della lombalgia includono l’età avanzata, il sovrappeso, una scarsa attività fisica e la sedentarietà. Inoltre, l’esposizione prolungata a determinate condizioni lavorative che impongono sforzi ripetitivi o posture scorrette mantenute nel tempo aumenta sensibilmente il rischio di manifestare la lombalgia.
Qual è la differenza fra lombalgia acuta e lombalgia cronica?
La lombalgia acuta ha una durata inferiore alle 4/6 settimane e solitamente si risolve con trattamenti conservativi. È spesso legata a un evento scatenante specifico, come un movimento brusco, un sollevamento scorretto o un trauma. La lombalgia cronica, invece, persiste oltre le 12 settimane e può derivare da alterazioni strutturali, patologie del rachide persistenti o dalla sensibilizzazione del sistema nervoso. In questi casi, oltre al dolore, possono essere presenti anche disfunzioni posturali, una riduzione della mobilità e un impatto significativo sulla qualità della vita.
Come si diagnostica la lombalgia?
La diagnosi di lombalgia si basa su un’anamnesi approfondita e un accurato esame obiettivo. Durante la visita, il fisiatra valuta attentamente la sede, l’intensità e le caratteristiche del dolore, nonché le limitazioni funzionali del rachide associate. Diagnosticare questa condizione può risultare talvolta complesso, poiché il dolore può derivare dall’interazione di cause muscolari, articolari, neuropatiche e persino psicologiche, evidenziandone il carattere multifattoriale. In molti casi, infatti, non è possibile identificare un’unica causa scatenante, bensì una serie di fattori che operano in sinergia. Sulla base della valutazione clinica, il fisiatra può prescrivere esami strumentali – quali radiografia, risonanza magnetica o TAC – per escludere altre patologie e approfondire le origini del dolore.
Quali sono le terapie disponibili per il trattamento della lombalgia, sia dal punto di vista clinico che riabilitativo?
Il trattamento della lombalgia prevede un approccio multimodale. Nella fase acuta, generalmente, si ricorre a farmaci analgesici, antinfiammatori e miorilassanti per alleviare il dolore e ridurre l’infiammazione. Quando necessario, il fisiatra può avvalersi delle infiltrazioni locali, anche sotto guida ecografica, per intervenire direttamente sulla zona dolorosa. Per quanto riguarda la lombalgia cronica, invece, oltre alla gestione del dolore, è fondamentale concentrarsi sulla prevenzione delle recidive mediante una riabilitazione a lungo termine che migliori la postura, il tono muscolare la mobilità articolare. Il percorso riabilitativo comprende diverse strategie, tra cui la terapia fisica, la terapia manuale, l’ossigeno-ozonoterapia, la rieducazione motoria personalizzata e specifici esercizi di rinforzo muscolare. Queste misure permettono di ristabilire una corretta funzionalità della colonna vertebrale e di ridurre il rischio di ulteriori episodi dolorosi. In particolare, un programma di esercizi mirati, che includa stretching e rafforzamento dei muscoli del tronco, è fondamentale per mantenere in salute la colonna vertebrale e ridurre il rischio di nuove crisi.
Un recente studio condotto dalla Macquarie University di Sydney ha mostrato che abbinare il camminare con la fisioterapia può non solo alleviare il mal di schiena, ma prevenire anche la comparsa di recidive. In che modo l’attività fisica e gli esercizi possono contribuire a migliorare la salute della schiena?
L’attività fisica regolare rappresenta una componente essenziale sia nella prevenzione sia nel trattamento della lombalgia. Camminare, in particolare, è un esercizio semplice ma estremamente efficace (e a costo zero): stimola la circolazione, migliora la mobilità della colonna vertebrale, riduce la rigidità e rafforza i muscoli posturali. Se integrato con programmi personalizzati, consente di prevenire le recidive e di migliorare la consapevolezza corporea. La combinazione di esercizio aerobico moderato, esercizi di rinforzo, stretching e tecniche di controllo motorio favorisce il raggiungimento di un equilibrio funzionale duraturo, riducendo il rischio che il dolore lombare possa cronicizzarsi.